Il solo fatto che il nuovo Papa (anzi il Vescovo di Roma) abbia scelto il nome di “Francesco“, ha scatenato nei commentatori noti e non un appagamento del desiderio di sobrietà del vivere e di amore verso gli ultimi.
E’ un susseguirsi infinito di auspici unti di semplicità, spontaneità e paternità verso gli umili, dimenticando che tali principi vanno calati nel nostro vivere quotidiano e non in “gesti plateali una tantum“.
Sembra che la sola scelta di un nome ci possa liberare e dispensare dal peccato di aver costruito la società di oggi, basata su logiche politico-economiche che tendono a salvaguardare i più forti a discapito dei deboli e senza voce, che non è detto che siano sempre gli “altri”.
Non è facile quello che ci aspettiamo dal Papa e/o dai Governanti del Mondo, ma quella rivoluzione morale ed economica che auspichiamo ha le radici nell’animo di ognuno di noi.
Siamo pronti ad innaffiare queste radici, anche a discapito dei nostri piccoli e meschini interessi personali?
Nella risposta a questa semplice domanda è racchiusa la felicità delle prossime generazioni, perchè oggi dobbiamo lavorare solo per loro che saranno in grado di cogliere i “frutti del domani” nati dall’ “agire di oggi”.