Non è come dice lui

Ho avuto modo di leggere alcuni libri scritti da Serge Latouche sulla “Decrescita Felice”, comprendendo che per attuare ciò è necessario un  cambiamento radicale del nostro modo di vivere.

In maniera volontaria si dovrebbe optare per una società che “descrese”, anche rivedendo la logica sociale che la muove; tutto  questo per evitare di proseguire sulla strada dell’ingiustizia sociale ed economica e costruire una “società sostenibile”.

L’autore nei suoi scritti avanza una ferma critica al capitalismo, non come presa di posizione ideologica, ma rifiutando il concetto che “ricchezza produce ricchezza all’infinto“; infatti, Latouche dimostra che tale pensiero cozza con la nostra realtà dove professare una “crescita illimitata” risulta essere incompatibile con le risorse “limitate” del nostro Pianeta.

Inoltre, Decrescere vuol dire produrre e consumare di meno, sia in caso delle merci che dei servizi, il tutto attraverso un taglio selettivo e non indiscriminato del Pil come, invece, avviene in fase di Recessione, ma salvaguardando quei parametri che sono indispensabili al mantenimento di un tenore di vita decente (istruzione, sanità, occupazione); quindi, evitando gli sprechi e producendo ciè che utile e da consumare. 

Latouche teorizza che nella Decrescita Felice le comunità dovranno essere autonome, sia dal punto di vista delle merci, limitando o eliminando l’importazione, dove si consumano solo gli alimenti che si producono e l’energia disponibile grazie alle rinnovabili, si utilizzano solo gli strumenti che si creano e si utilizzano le materie grazie all’attività del riciclo. 

Per realizzare questo tipo di comunità, la teoria della Decrescita Felice punta anche su un rapporto intenso tra la popolazione ed il proprio territorio, grazie ad una attenta tutela e valorizzazione dell’ambiente, nonchè recuperando le tradizioni tipiche del territorio.

In sintesi, la decrescita non è solo una teoria economica, ma anche filosofia e antropologica, quindi culturale che non può certo allargare le proprie radici nell’idologia della attuale Destra che professa il libero mercato, il taglio della spesa sul Welfare, la privatizzazione selvaggia dei servizi e la concezione che, in fondo, il cittadino sia solo “un consumatore”.

 

Non è come dice luiultima modifica: 2013-05-30T17:00:00+02:00da eug-martello64
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