Abbassiamo le imposte sui redditi da lavoro

«Se non ci sono alternative, si possono costruire», perché sostenere che «non ci sono alternative» è la cosa più conservatrice che ci sia.

E, guardacaso, era proprio «per l’alternativa» lo slogan che veniva richiamato costantemente dal Partito Democratico fino a pochi mesi fa.

E non parliamo solamente di alternative all’attuale profilo del Governo, ma di alternative al dibattito in cui ci siamo infilati, che ci porta ad usare espressioni scivolose sull’evasione fiscale e ad appassionarci all’Imu.

L’alternativa politica e pratica si chiama «lavoro», come ci ricorda la Costituzione.

Ed è la nostra alternativa, perché da sempre ci impegniamo per costruire una società in cui l’ascensore sociale si sblocchi, finalmente.

Quel lavoro che, in Italia, invece di essere premiato, viene soffocato da una tassazione pesantissima che potremmo rimodulare e orientare verso i patrimoni.

Sia sufficiente un dato: l’aliquota sui redditi bassi è quasi raddoppiata rispetto al momento in cui, negli anni Settanta, fu introdotta l’Irpef.

È la nostra alternativa, ma è l’alternativa chiesta anche dal Fondo Monetario Internazionale, da Confindustria e dai sindacati.

È l’alternativa dei nostri elettori, perché non aiuta solo i proprietari di casa, ma aiuta tutti i lavoratori, le imprese e i pensionati.

Sono questi i motivi per i quali abbiamo lanciato una petizione online, indirizzata al Consiglio dei Ministri, e intitolata «Abbassate le imposte sui redditi da lavoro, subito!».

Partiamo dal lavoro, e in particolare dall’aliquota sul primo scaglione, quello che coinvolge i redditi fino a 15.000 euro lordi, per dare respiro a quelle famiglie che a causa di compensi insufficienti, contratti incerti ed eccessivo carico fiscale, fanno fatica ad arrivare alla fine del mese.

E via su questa strada.

Sembra tutto troppo facile: come finanziamo un provvedimento di questa portata?

In primo luogo, destinandovi, se esistono, risorse addizionali che siano ricavabili dal bilancio corrente dello Stato.

Ma, soprattutto, cambiando il campo di gioco, pensando all’alternativa: «se esistono le risorse per tagliare l’Imu sulla prima casa o per evitare l’aumento dell’Iva – abbiamo scritto nella petizione -, allora esistono le risorse per tagliare le aliquote sull’imposta sui redditi».

Una manovra che, quindi, si può fare subito, e che dobbiamo estendere e rendere strutturale impegnandoci fin da ora a destinare a questo obiettivo tutte le risorse che recupereremo dalla lotta all’evasione: «una nuova filosofia: premiare i contribuenti onesti, e non solo punire i disonesti».

Teniamo insieme tassazione sui redditi da lavoro e tassazione sui patrimoni.

E teniamo insieme l’evasione fiscale.

Lo ha fatto anche Tito Boeri che, il giorno successivo alla nostra «azione popolare», ha scritto su Repubblica: «La verità non detta da Fassina e da chi ieri lo ha applaudito è che chi oggi vuole abolire le tasse sulla casa, anziché quelle sul lavoro, e vuole tollerare maggiormente l’evasione, ha scelto di far pagare di più le tasse a chi le ha sempre pagate.

È una scelta di politica economica conseguente, che ha accomunato i governi di centro-destra, che hanno in gran parte gestito la politica economica in Italia negli ultimi 15 anni.

Ieri abbiamo avuto da parte di un sottosegretario aspirante segretario del Pd, un sorprendente segnale di continuità con quelle politiche».

Noi non ci adeguiamo.

E, anzi, ci piace. Ci piace immaginare, disegnare e costruire percorsi nuovi. Alternativi.

Civati News <newsletter@civati.it>
Abbassiamo le imposte sui redditi da lavoroultima modifica: 2013-07-30T16:30:00+02:00da eug-martello64
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