La partecipazione e la rappresentanza

Partecipazione non è semplice disponibilità all’ascolto.

È necessario stabilire un autentico dialogo attivo con i cittadini per costruire insieme una democrazia orizzontale in cui paternalismo, verticismo, autoreferenzialità, trasformismo, opportunismo – vizi tipicamente italiani – dovrebbero essere visti come elementi appartenenti a un passato che non vogliamo ripetere.

A tale scopo dovremo riuscire a individuare e abbattere quelle barriere che oggi impediscono il dialogo, a cominciare dal linguaggio.

Perché se nella fase dell’analisi è scontato che i concetti siano espressi con il linguaggio che le discipline sociologiche, giuridiche, politologiche suggeriscono nello svolgimento del dibattito e nella comunicazione, bisogna fare uno sforzo per andare oltre superando il democratichese e le formule involute del politicismo che ci rendono oscuri.

Le parole sono importanti.

Elaborazione e comunicazione e partecipazione devono sempre andare insieme, se vogliamo cambiare le cose.

Il Pd deve, in primo luogo, promuovere una cultura del dialogo.

Viviamo in un mondo in cui nessuno può pensare di avere le conoscenze e il sapere per decidere da solo anche se siede al vertice delle istituzioni.

Nelle realtà sociali, nelle esperienze di cittadinanza attiva, c’è anche il sapere necessario per governare.

Il problema della governabilità del Paese o si pone in questi termini cioè utilizzando le competenze e i saperi che sono diffusi nella società in forme associative e in forma individuale (cioè tra le associazioni e tra i singoli cittadini) oppure questo Paese non è governabile.

Perché sono i molti a doversi organizzare e a questo deve soprattutto servire un grande partito.

Perciò, democrazia partecipativa e deliberativa s’impongono alla nostra attenzione.

Che cosa pensano gli iscritti al Pd dell’Imu, che ne pensano i suoi amministratori, chi ‘raccoglie’ la loro posizione? Che ne dicono gli elettori degli F-35 e della modifica cella carta costituzionale? Che strumenti hanno per partecipare a queste discussioni?

Mettere al centro il concetto di partecipazione significa, per esempio, che il prossimo segretario, in tema di Primarie, inserisca regole che non si limitino a designare candidati e candidato premier, ma riguardino anche l’elezione del gruppo dirigente e del segretario del partito ad ogni livello.

Analoga attenzione andrebbe rivolta alle “doparie”, per la consultazione periodica sulle scelte politiche.

Ancora, sarebbe opportuno promuovere una legge (come quella francese sul débat public) che renda obbligatorio il dibattito pubblico prima di deliberare l’opera, prima che il progetto parta.

Questo consentirebbe di rompere il perverso rapporto amministrazione-associazione, dato che le une e le altre da sole non rappresentano la totalità degli interessi pubblici.

Se ci fosse stata una legge così la discussione sulla Tav sarebbe stata un’altra cosa.

(Tratto dalla Mozione Congressuale di Pippo Civati)

La partecipazione e la rappresentanzaultima modifica: 2013-11-11T08:00:00+01:00da eug-martello64
Reposta per primo quest’articolo