E il bello è che potrebbe succedere. Dipende da voi.

PER IL SUD. 

Un Partito Democratico che deve ripartire dal sud, proprio da dove è partita la campagna congressuale di Civati.

Dalla Campania della Terra dei Fuochi, dall’Abruzzo ancora alle prese con il terremoto de L’Aquila, dalla Sicilia, da dove è esploso prima di ogni altra regione lo scandalo delle tessere Pd.

Quel Sud a cui, come ha scritto Corradino Mineo, “non servono piagnistei né una visione omeopatica della politica per cui sarebbe sempre meglio affidarsi a vacche e Razzi dei paesi tuoi.

Il Sud ha bisogno di un Pd nuovo, che combatta l’inciucio.

Di un Pd che voglia liberarsi dei notabili, dei signori delle tessere e degli amministratori che somigliano troppo ai boss del luogo. 

Un partito capace di attrarre ragazze e ragazzi che sognano di cambiare il mondo, non di giovanotti troppo presto divenuti vecchi che entrano in un circolo per far carriera”.

LA QUESTIONE MERIDIONALE oggi postula una rottura di continuità, esige coraggio e fiducia nel futuro.

Perciò, scrive ancora Mineo, io, siciliano, figlio, nipote, pronipote di Siciliani, alle primarie voterò Pippo Civati.

Perché il Sud cambi, finalmente, cambiandolo.

Ricordandoti di aiutarci a far crescere la nostra comunità e di sostenere la nostra campagna, ecco di seguito il messaggio di Pippo a chi si sta mobilitando in questo giorni nei circoli e si attiverà da qui alle primarie aperte dell’8 dicembre.

OGGI È UN GIORNO NUOVO.

Il 9 dicembre mi alzerei presto e andrei a Bologna, per prima cosa, per dare una tessera a Romano Prodi. Una tessera Gold per il 2014.

Non è detto che accetterebbe, ma è necessario provarci.

CON SEL. 

Nel pomeriggio, chiederei un incontro ai gruppi parlamentari di Sel, per sottoscrivere ancora la carta d’intenti che facemmo firmare a tre milioni di persone giusto un anno fa, anche se sembrano passati secoli.

E proporrei loro di fare un unico partito del centrosinistra, che farebbe bene sia al Pd sia a Sel.

LEGGE ELETTORALE NUOVA. 

Chiederei a Enrico Letta e ai ministri, viceministri e sottosegretari del Pd di incontrarci e parlarci francamente, sulla base delle indicazioni ricevute dagli elettori delle primarie.

Sulla legge elettorale, per prima cosa (perché avremmo dovuto votare il ritorno al Mattarellum quando arrivò alla Camera, ormai sei mesi fa) e su un messaggio da dare sull’uguaglianza, subito, senza perderci in miliardi di mediazioni confuse e spesso fallimentari.

TAGLIO ALLE PENSIONI D’ORO. 

Chiederei un appuntamento a Giuliano Amato, per capire se lui non intenda dare l’ottimo esempio e rinunciare a due delle sue tre pensioni.

E se dal punto di vista costituzionale i diritti acquisiti di chi sta bene non possano trovare un equilibrio con i diritti acquisiti (e negati) a chi sta male.

TAGLIO AI COSTI DELLA POLITICA. 

Lancerei una campagna di moralizzazione totale della politica, a cominciare dai costi degli enti locali per arrivare al Parlamento. 

Chiederei ai parlamentari del Pd di rinunciare a un terzo dello stipendio, non per darlo al Pd come fanno ora, ma per lasciarlo alla Camera e al Senato.

E a chi tra loro abita a Roma di considerare se è il caso di percepire una diaria analoga a quella che riguarda i parlamentari che abitano nel Sud-Tirolo o in provincia di Nuoro.

NUOVA CLASSE DIRIGENTE PD. 

Ovviamente farei tutto quanto dopo avere sentito Cuperlo e Renzi e anche Pittella, perché mi sembra giusto fare così. E chiederei loro di indicarmi le persone migliori con cui costruire insieme il nuovo Partito democratico, che premi il merito e non l’appartenenza a questa o a quella corrente. La qualità e non la fedeltà.

CON FABRIZIO BARCA. 

Verso sera, come in quel film, offrirei un bicchiere di vino a Fabrizio Barca, per quello che ha fatto in questi mesi, restituendo alla politica il sapore antico dello studio e della riflessione ‘lunga’: gli chiederei di guidare un centro studi formidabile, all’aria aperta, diffuso sul territorio nazionale e autonomo: autonomo rispetto alla quotidianità della dichiarazione continua di tutti su tutto e autonomo rispetto alla mia stessa segreteria.

Perché è così che si ragiona meglio, quando le persone possono dare il meglio di sé, senza condizionamento alcuno.

E POI, SULLA STRADA. 

Personalmente, rifletterei sul fatto se sia giusto rimanere in Parlamento o se non sia meglio dedicarsi esclusivamente al lavoro di segretario, anche perché dovremo girare molto con il nuovo gruppo dirigente (nuovo perché, senza toni eccessivi, lo cambieremo tutto, e spero si sia capito).

Sui luoghi di lavoro, per prima cosa, in tutta Italia, in un viaggio tra piccole aziende e grandi stabilimenti, nelle startup e nei call center, nelle fabbriche e nei centri di ricerca.

Dove le cose vanno bene e dove purtroppo le cose vanno malissimo. E dovremo stare la maggior parte del nostro tempo nella provincia del Paese, dove tutti o quasi si sentono lontani, non solo geograficamente, dai luoghi dove si prendono le decisioni.

Fonte: newsletter@civati.it

E il bello è che potrebbe succedere. Dipende da voi.ultima modifica: 2013-11-16T23:39:36+01:00da eug-martello64
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