Civati a Trani!!!

Ebbene sì, ci siamo riusciti!

Giuseppe Civati sarà a Trani il 16 Settembre a presentare il suo ultimo libro “Il Manifesto del Partito dei Giovani“.

Per orario e luogo bisognerà attendere la comunicazione ufficiale dell’Associazione Tranese promotrice dell’evento.

Quindi, i Tranesi avranno la possibilità di ascoltare e confrontarsi di persona personalmente con un Politico (notare la “P” maiuscola) come Civati che, attraverso il suo Blog ed iniziative come “Andiamo oltre” e Prossima Italia, cerca di riempire di “contenuti ed idee” non solo il PD ma l’intero centrosinistra, per far sì che la Politica non sia solo la somma di “sigle, tessere e correnti”

Dopo una così bella notizia scatta per questo Blog un meritato “fermo biologico” fino al 16 agosto…

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Basta poco che c’è vo

Con pochi Euro i Partiti risarciscono le Comunità vittime del “Manifesto Selvaggio” delle ultime Elezioni Regionali

Grazie Silvio!

Affissioni e pubblicità (articolo 2, comma 18-undecies, Milleproroghe).

Si prevede che le violazioni delle norme in materia di affissioni e pubblicità commesse mediante affissioni di manifesti politici nel periodo dal 28 febbraio 2010 alla data di entrata in vigore della presente legge possano essere definite in qualunque ordine e grado di giudizio nonché in sede di riscossione delle somme eventualmente iscritte a titolo sanzionatorio, mediante il versamento, a carico del committente responsabile, di una imposta pari, per il complesso delle violazioni commesse e ripetute a mille euro per anno e per provincia.

Il versamento è effettuato entro il 31 maggio 2011, a pena di decadenza dal beneficio, a favore della tesoreria del comune competente o della provincia qualora le violazioni sono compiute in più di un comune della stessa provincia; in tal caso la provincia provvede al ristoro, proporzionato al valore delle violazioni accertate, ai comuni interessati, ai quali competeva l’obbligo di inoltrare alla provincia la relativa richiesta entro il 30 settembre 2011. (Fonte Il Sole 24 OreILSOLE24ORE 24-02-2011.pdf)

 

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La fiducia e la speranza – per l’Italia del dopo

Giuseppe Civati e Massimiliano Panarari pubblicano in esclusiva su The Week il loro manifesto che riporto di seguito…

14 dicembre 2010: un piccolo manifesto nel giorno della ‘crisi’, mentre  (si) contano i parlamentari ma contano molto poco la vita delle persone e il destino del Paese.

 

Con la convinzione che la fiducia non si ottiene comprando un parlamentare o augurandosi che quello stesso parlamentare il mutuo se lo paghi da solo (perché non basta nemmeno quello e spero che ora sia chiaro a tutti). La fiducia è quella da restituire (proprio così, restituire) ai cittadini. Verso la politica e verso il loro e nostro Paese.

 

Non contro, ma oltre, insomma. Sembra uno slogan, ma non lo è. È un’esigenza e, insieme, un’indicazione di percorso. Non possiamo perderci all’inseguimento dei minuetti che avvengono all’interno dei cosiddetti palazzi del potere. Dobbiamo segnalare a tutti, e prima di tutto a noi stessi, che siamo di fronte a un passaggio che potrebbe essere (in senso tecnico) epocale. Che potrebbe aprire a una fase nuova, per dirlo in politichese (il linguaggio che a noi piace di meno). Che potrebbe condurre a un cambiamento di paradigma, se preferite l’epistemologia. E che ha bisogno di essere analizzato, compreso, e raccontato ricorrendo alle parole ‘giuste’.

 

Ci pare chiaro che lo schieramento progressista vincerà solo assumendo il senso della sfida. E siamo consapevoli che si tratta di uno sforzo titanico, perché riguarda il piano culturale prima di quello politico.

 

L’analisi c’è. Dal punto di vista della critica culturale e dei tempi, ci si può ritrovare nelle riflessioni di Franca D’Agostini (La verità avvelenata), Gustavo Zagrebelsky (Sulla lingua del tempo presente) e Gianrico Carofiglio, sull’uso delle parole e la loro Manomissione.

 

Il “berlusconismo” non è un’invenzione. Lui non è nemmeno populista come altri: spiega Simona Guerra, è un affarista. E le cose che ha fatto, non le ha nemmeno concepite per primo, a partire dalla tv e dal neoliberismo e turbocapitalismo che ha perfettamente innestato in una logica di sottopotere e sulla struttura clientelare che già reggeva da tempi lunghissimi, ahinoi, le sorti della politica italiana. Lui ci ha aggiunto solo l’egemonia sottoculturale costruita a colpi di tv, et voilà il catastrofico “miracolo italiano”.

 

Ma gli italiani non sono irrazionali, sono lucidi, e quando si tratta di interessi lo sono in maniera particolare. Bisognerebbe provare, almeno una volta, a spiegare loro che l’interesse di tutti è utile anche all’interesse di ciascuno.

 

«Da solo non ti salvi», scrive in un appello un gruppo di giovani italiani. E quando si parlò di utilitarismo, si pensava all’utile di tutti, non al tuo, a danno del vicino. Quella è la Arcore’s version, che, a sua volta, è la traduzione dall’inglese degli anni Ottanta. Siamo solo arrivati con ritardo, come al solito, e con ritardo usciremo da questo schema.

 

Ci servono idee e parole nuove per dare aria pulita al Paese. E per restituire speranze e desiderio di futuro alle generazioni dei più giovani (come pure a quelli che hanno qualche anno in più).

E ci serve un’operazione di igiene cognitiva e linguistica, per il bene comune, per il bene del Paese.

 

E, allora, ripartiamo dalle parole. Parole come lavoro e conoscenza. Perché devi studiare e essere aiutato a farlo. Globalizzazione. Se hai paura dell’indiano che ti munge la mucca, allora non ti rendi conto che dovrebbe farti più paura (per capirci) l’indiano che cresce nel suo Paese. Se pensi ai mercati emergenti, pensali anche come emergenti (più di noi) ma anche come mercati (che a noi potrebbero interessare).Risparmio. Perché un Paese deve ridurre gli sprechi pubblici, burocrazia e energia per prima cosa. Lealtà. Perché la concorrenza sleale uccide, da un continente all’altro, ma anche tra vicini di casa. Trasparenza, perché hai perso il controllo dei tuoi soldi e del tuo lavoro e del tuo ruolo di cittadino. Autogoverno e responsabilità. Perché deve cambiare la politica, profondamente, il suo linguaggio, il suo modo di rappresentarsi.

 

Tutto ora è fintamente enfatico, perché non succede nulla.

 

Uno sguardo sul futuro, il 14 dicembre, comunque vada.

 

Come sarà l’Italia nei prossimi anni? Ce lo siamo mai chiesti davvero?

 

È arrivato il momento di progettarlo, a partire dalle parole e dai pensieri.

 

Noi ci impegniamo a raccoglierli, per provare a raccontare quello che succederà, da domani in poi. Cinque cartelle, che abbiamo chiesto a chi in questi anni si è interrogato in questi anni, per capire come si può superare questo periodo, e a chi vorrà farlo con noi.

 

Giuseppe Civati e Massimiliano Panarari